Urbem et suburbium

Si è tenuta a Lecco, presso gli spazi della Torre Viscontea, la mostra personale dell’artista Jonathan Guaitamacchi dal titolo Urbem et suburbium, curata dallo studio, dal 29 giugno e al 28 luglio 2024.

La mostra, inserita nel calendario eventi della città di Lecco, è stata patrocinata dal Comune di Lecco e dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecco.
Attraverso una selezione di tecniche miste, la mostra vuole offrire al pubblico un’esperienza di riflessione profonda sulla natura dell’ambiente costruito e sulle esperienze umane che lo abitano.
I quadri dell’artista internazionalmente riconosciuto, sono metafore della realtà fissate sulla tela da un costante bicromatismo, visioni costruite attraverso un linguaggio che si muove tra pittura e architettura sono vedute metropolitane, prospettive a volo d’uccello, paesaggi urbani e panoramiche.

Un ringraziamento speciale va a Morganti Insurance Brokers, Valassi Costruzioni, Mario Nava spa, il cui generoso supporto ha reso possibile questa mostra, congiuntamente al supporto tecnico fornito da Tipografia Grafica Colombo e Paper Board Alliance.

 

Guaitamacchi, con un linguaggio che si muove tra pittura e architettura, dipinge paesaggi la cui dissolutezza proviene direttamente dalla memoria: vedute metropolitane, prospettive a volo d’uccello, paesaggi urbani, panoramiche. Il ricordo è un ricordo fotografico. Contesti urbani che sprigionano la tensione dell’atmosfera immobilizzandola in linee prospettiche che, se da un lato conferiscono dinamicità al quadro, dall’altro lo immobilizzano in una dimensione atemporale.
Elabora immagini che restituiscono da una parte il senso del luogo, dell’atmosfera sospesa, ferma, dall’altra sussurrano d’andare oltre: superare il luogo fisico per addentrarsi in quello mentale. Il risultato sono paesaggi visionari che accendono lo sguardo per condurlo oltre l’apparenza.
Sinonimo di enigma, negazione, sintesi, il nero è la base, il punto di partenza dal quale l’artista con il bianco dipinge le sue visioni: essenza di un processo che stratifica le esperienze accumulate, le sensazioni, il fluire del pensiero, il rapporto con la storia, la memoria, l’oblio.
Costruite sugli opposti di positivo e negativo, spazio pieno e spazio vuoto, il risultato sono immagini che vanno al di là delle reali coordinate di spazio e tempo.
Guaitamacchi non racconta le case, le fabbriche, le strade, ma il loro riflesso: dettaglia e generalizza aprendo un varco verso una realtà umanamente confusa, equivoca, sfuggente, sola.
Lo stupore nasce dalla consapevolezza della distanza che ci separa dall’oggetto.

Jonathan Guaitamacchi – Urbem et suburbium